domenica 9 novembre 2008

Obama e la speranza

Gli statunitensi, mi hanno dato una lezione. Li avevo sempre visti come "arretrati", sostanzialmente conservatori, gretti e razzisti. Mi sono sempre apparsi interessati al loro benessere anche a costo di danneggiare gli altri. Invece in massa, quando è stata data loro la possibilità di cambiare radicalmente, lo hanno fatto senza remore. Dalle parole di Obama, "Yes we can", si deducono almeno due cose:
  1. non pensa di poter risolvere i problemi da solo e che i problemi degli ultimi sono quelli che si devono affrontare per primi;
  2. che tutti devono essere solleciti e responsabili per poter cambiare in meglio.
Quelli che lo hanno votato, sembrano emotivamente convinti e sembrano pronti a seguirlo.
La speranza si può riporre solo negli uomini pronti a dare il meglio di sé agli altri. Non si deve mai riporre, tutto il potere, nelle mani di singolo autodefinitosi "salvatore della patria". Il fondamento della democrazia è nella forza, nella capacità e nella volontà di un popolo di stare in piedi da solo e di rialzarsi, quando terribili eventi storici lo abbattono.

sabato 5 luglio 2008

Chi si fa ragione col numero e offende con l'arroganza dell'ignorante

Quando la diffusa incultura scientifica prende il sopravvento, le più grandi corbellerie diventano progetti.
La saggezza popolare mi consola. Dice un proverbio contadino campano: Quando la formica vuole morire, mette le ali.
Ecco allora noi diamo nuovo impulso al nucleare che saggiamente avevamo fermato (non eliminato perché le scorie radioattive delle vecchie centrali noi le abbiamo ancora depositate da qualche parte).
Non sarebbe più saggio investire qualche euro in ricerche sulla fusione nucleare o sulle energie alternative? Abbiamo cacciato i migliori cervelli dal paese perché preferiamo spendere i soldi in opere mastodontiche e probabilmente inutili mentre gli altri investono sui giovani e sulla loro intelligenza.
Le ali delle formiche servono per poche ore, fatto il volo nuziale (ultima ebrezza), sono inutili, ingombranti e dannose ai maschi, che alla fine muoiono di fame

domenica 15 giugno 2008

Il Capomafia a Milano è l'Innominato

Questa potrebbe essere la notizia scoop di un qualsiasi giornale italiano all'indomani della scoperta delle terribili vicende della clinica S. Rita. Quali sarebbero stati i commenti dei giornali se la clinica fosse stata in Sicilia, in Puglia, in Calabria o in Campania? Certamente e a ragione si sarebbe pensato a un coinvolgimento delle famiglie mafiose. La "saggezza lombarda" non ha dato un nome alla delinquenza organizzata. Dunque come Polifemo tutti sentono "Nessuno mi ha accecato!" gridato dalla gente del posto.
E invece di aiutare i pazienti offesi nel corpo, quasi tutti sentono il bisogno di correre al capezzale della sofferente Lombardia "offesa nell'onore" perché c'è chi potrebbe insinuare che i reati commessi siano stati fatti in "associazione" e con la complicità della locale classe politica, che doveva esportare a livello nazionale il modello di sanità che faticosamente avevano organizzato a Milano e dintorni. Ma "Nessuno" è il colpevole! (come accade al sud)
Adesso dovranno aspettare qualche anno per riproporsi come i primi della classe! Mi dispiace per loro che pur essendo maggiorenni ancora credono che ci sia sulla terra il Paradiso e che in particolare sia la loro regione. Purtroppo il Paradiso non c'è e di maestri come loro non ne sente il bisogno nessuno. Come dice Grillo nel suo blog Napoli col la sua monnezza è ovunque e non solo in Italia perché i mali di Napoli sono i mali dell'umanità. Con ciò non si giustifica, né si intende giustificare nulla. Si vuole solo evitare un altro male "la PRESUNZIONE ARROGANTE" che è tipica degli "ASINI SAPIENTI". Un poco di sobrietà e di umiltà servirebbe ad affrontare e risolvere i nostri problemi meglio e senza pretesa di ONNIPOTENZE che non sono qualità tipiche dell'uomo.